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dal "Il Mattino" del 17 Aprile 2020
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Carmela, storia di vita più che di malavita
Carmela, storia di vita più che di malavita
dal "Corriere del Mezzogiorno" del 21 maggio
dal "Corriere del Mezzogiorno" del 21 maggio
Il film di Vincenzo Caiazzo sull’adolescenza difficile e al margine di tutto
Il film di Vincenzo Caiazzo sull’adolescenza difficile e al margine di tutto
“Il diario di Carmela” non è il solito film sulla malavita metro-napoletana, ma è piuttosto la storia di uno di quei fiori che spuntano, ostinati, tra l’erba cattiva. Il fiore è ovviamente lei, Carmela (Mariasole di Maio), con la testa sui libri, in una famiglia sbagliata e in un quartiere difficile. Dopo aver presentato nei giorni scorsi la pellicola al Metropolitan di Napoli, il regista Enzo Caiazzo è andato anche ospite da Marzullo a “Cinematografo”, conquistando già belle critiche. Piace in particolare l’idea di uno sguardo femminile e giovane; e la vicenda forte e cruda -ispirata a una storia vera - raccontata senza giudicare e “dal di dentro”.
“Il diario di Carmela” non è il solito film sulla malavita metro-napoletana, ma è piuttosto la storia di uno di quei fiori che spuntano, ostinati, tra l’erba cattiva. Il fiore è ovviamente lei, Carmela (Mariasole di Maio), con la testa sui libri, in una famiglia sbagliata e in un quartiere difficile. Dopo aver presentato nei giorni scorsi la pellicola al Metropolitan di Napoli, il regista Enzo Caiazzo è andato anche ospite da Marzullo a “Cinematografo”, conquistando già belle critiche. Piace in particolare l’idea di uno sguardo femminile e giovane; e la vicenda forte e cruda -ispirata a una storia vera - raccontata senza giudicare e “dal di dentro”.
La macchina da presa (sempre a mano) si muove dentro il quartiere, dentro la famiglia, dietro le persiane abbassate, nel buio della stanza, nel letto di Carmela. Che appunta il diario di un’adolescenza che è una galera, tra stecche di fumo e bustine d’erba passate alla cancellata della porta. E quando non ne può più, sale sul lastrico solare del palazzo, a cercare il cielo sopra le antenne e sopra la città; oppure se ne scende al porto (del Granatello) davanti a un lungo tramonto che ricorda le scene dei primi film di Garrone o di Sorrentino. Nelle azioni e nei dialoghi essenziali, invece, c’è qualcosa di Patierno, di “Pater familias” dal quale sono passati più di quindici anni. Anche l’ambientazione è senza filtri: le palazzine del quartiere “Piano Napoli” di Boscoreale, che potrebbero essere quelle di un’indefinita periferia metropolitana; i treni e le stazioni scalcinate della Circumvesuviana.
La macchina da presa (sempre a mano) si muove dentro il quartiere, dentro la famiglia, dietro le persiane abbassate, nel buio della stanza, nel letto di Carmela. Che appunta il diario di un’adolescenza che è una galera, tra stecche di fumo e bustine d’erba passate alla cancellata della porta. E quando non ne può più, sale sul lastrico solare del palazzo, a cercare il cielo sopra le antenne e sopra la città; oppure se ne scende al porto (del Granatello) davanti a un lungo tramonto che ricorda le scene dei primi film di Garrone o di Sorrentino. Nelle azioni e nei dialoghi essenziali, invece, c’è qualcosa di Patierno, di “Pater familias” dal quale sono passati più di quindici anni. Anche l’ambientazione è senza filtri: le palazzine del quartiere “Piano Napoli” di Boscoreale, che potrebbero essere quelle di un’indefinita periferia metropolitana; i treni e le stazioni scalcinate della Circumvesuviana.
Il sociologo Lello Savonardo, che è intervenuto alla presentazione del film, ha parlato senza mezzi termini di neo-realismo, della capacità di riuscire a cogliere «’o buono e ‘o malamente», indistricabili nella vita di ogni giorno, anche se un senso ce l’hanno eccome. E lo sa bene Carmela, che alla fine un senso lo trova, in una storia che è soprattutto di adolescenza e di amicizia. In una Napoli che non è Gomorra, ma potrebbe essere una qualsiasi periferia metropolitana, in cui chissà quante ragazzine come Carmela scontano una pena, non si sa per quale colpa.
Il sociologo Lello Savonardo, che è intervenuto alla presentazione del film, ha parlato senza mezzi termini di neo-realismo, della capacità di riuscire a cogliere «’o buono e ‘o malamente», indistricabili nella vita di ogni giorno, anche se un senso ce l’hanno eccome. E lo sa bene Carmela, che alla fine un senso lo trova, in una storia che è soprattutto di adolescenza e di amicizia. In una Napoli che non è Gomorra, ma potrebbe essere una qualsiasi periferia metropolitana, in cui chissà quante ragazzine come Carmela scontano una pena, non si sa per quale colpa.
Dalla puntata di "CINEMATOGRAFO" RAI 1
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del 18 maggio
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Piace "Il Diario di Carmela"
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Dal "Roma" del 17 maggio
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Carmela "Un diario dalla piazza di spaccio"
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da "IL MATTINO" del 16 maggio
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Una storia vera dal degrado umano di Boscoreale
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dal "Corriere del Mezzogiorno" del 16 maggio
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Cinema a Napoli
Cinema a Napoli
del 16 maggio
del 16 maggio
Dal TG3 RAI
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del 15 maggio
del 15 maggio
"Il Diario di Carmela" in anteprima al Metropolitan
"Il Diario di Carmela" in anteprima al Metropolitan
Da "La Repubblica" dell' 11 maggio
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